Sull’identità tra delitto e castigo

Il “divino” del tuo saggio assomiglia all’umano ancor più, se mai fosse possibile, dell’insostenibilità del dolore stesso, e della capitolazione dei propositi che ne consegue. E così l’azione prospettata dai personaggi, l’agognata grandezza, non ha nulla di ultraterreno. Come tale è destinata alla fallacia: nasce per morire.
Per misurare il tempo serve l’orologio, non il centimetro; e l’orologio dell’oltreumano non sarà mai scoperto, perché non fu mai creato.
È vero che infiniti sono gli antecedenti causali di ogni risultato, e che questo è, a sua volta, altro in potenza. È vero anche che un antecedente li ha generati tutti: quell’antecedente è la causa dell’azione, è la causa del castigo. Si può allora negare la grandiosità della misera sorte di Raskolnikov e di Macbeth? Qui è l’assoluto che rende ogni giudizio relativo e, a ben vedere, impossibile.
Nell’eterno rincorrersi delle circostanze con la volontà dei singoli, l’unico rimprovero che potrebbe muoversi ai due personaggi è quello di essere stati schiavi di un’idea. Ma non v’è uomo libero, al mondo, per poterli condannare.

E se invece fosse la prima?

Della mafia, di Sciascia e di Borges il palermitano

Cos’è la Storia? o meglio: cosa rende la storia di alcuni uomini, di un luogo e di un tempo, epica e degna di essere ricordata?
Risponderemo un’altra volta. Adesso ti chiedo invece se sai com’è che due di queste storie, tra di loro lontane, lontanissime, eppure epiche e travolgenti, possano mai trovare un legame tra esse, magari anche sottile (come quel sottile fil di fumo di Madame Butterfly, che dà il titolo al primo romanzo sul commissario Montalbano del 1980), un legame che le tenga avvinte ad un destino comune. Borges direbbe – e non potrebbe dire diversamente  – che quel legame sta nella letteratura; meglio, in quell’unico libro che tutta la letteratura concorre a comporre dacchè essa stessa esiste. O che quel legame sta nella stessa essenza del tempo, che è fatto di quella materia che non si crea e non si distrugge, ma si trasfigura – si trasfigura pitagoricamente.
E così il proiettile che uccide J.F.K. non solo è lo stesso che aveva ucciso in Uruguay il presidente Arredondo, o ancora prima Lincoln; quel proiettile – pitagoricamente trasfigurato – fu la mannaia che tagliava il collo alla regina, il veleno del capo dei cartaginesi, il calice bevuto a suo tempo da Socrate (In memoriam J.F.K, in El Hacedor, 1960).

Mi rendo conto solo ora che ciò che  ho scritto nulla ha a che vedere con quelle che erano le mie intenzioni. In effetti volevo solo chiedere se si può dire che in qualche modo Borges sia siciliano. Mi spiego: lui, nato in quella palermo sudamerica che prende il nome dal palermitano Dominguez, che per lo scrittore diviene mitologicamente il luogo di nascita della sua Buenos Aires; lui che si dice discendente di eroi spagnoli da parte di madre (di cui dice che son de una ignorancia inconcebible) e da parte di padre da  tutta la letteratura anglòfona; lui non può dirsi a tutti gli effetti uno scrittore siciliano?
Adesso attendi la risposta, ebbene, non ce l’ho, ovviamente anagraficamente no, ma come scrittore? c’è da studiarsi tutta l’opera di Borges e poi quella degli scrittori sicialiani. buon lavoro a chi ne abbia la voglia.

Tutto ciò per introdurre un testo, questo, che costituisce l’ultimo capitolo di un libro su Camilleri, questo, nel quale si ricorda (pp.8-10) che Sciascia si rese conto che i siciliani avevano una cosa in comune con gli argentini, che era la stessa cosa che Borges si rese conto che gli argentini avaveno in comune con gli spagnoli, che era la cosa che degli spagnoli aveva notato Miguel de Cervantes:

Borges dice di aver sempre pensato che l’Argentina fosse irrimediabilmente diversa dalla Spagna; ma ad un certo punto due righe del Don Chisciotte sono bastate a convincerlo di essere in errore. Le due righe sono queste: “… che nell’aldilà ciascuno se la veda col proprio peccato”, ma in questo mondo “non è bene che uomini d’onore si facciano giudici di altri uomini dai quali non anno avuto alcun danno”. Credevo anch’io, come Borges, che nella mafia, nel “sentire mafioso”, nell’indifferenza della maggior parte dei siciliani di fronte alla mafia, non ci fosse nulla di spagnolo: ma questo passo di Borges, con dentro le due righe di Cervantes, mi ha convinto che sbagliavo.

(il passo citato è di Sciascia, si ritrova in A futura memoria dell’89. Quello di Borges è dell’Evaristo Carriego, quello di Cervantes, ovviamante, del Don Quijote, I, XXII)

Chi non sono

Creo que no soy tano, no tanto porqué no queira ser de mi paìs, del cual soy y al que tanto quiero y biasimo, sino a causa del simple echo que mi cuerpo puede sì partecener a una comunidad y un dia a una tierra, pero no asì para mi alma.
Mi alma es de todas comunidades de hombres, es de cada nota, de toda calle y de cualquier sonsipiro, mi alma es cualquier destino del mundo. De este mundo que sos vos.

Prossime fughe dal diritto

So che ormai il pomonauta sta diventando un letterato compulsivo. Forse in effetti non mi sono mai sentito così vicino ad luogo come in questi giorni di febbrile scoperta culturale, e di quella cultura – per ora letteraria e musicale – sto poco a poco iniziando a  diventare adicto, ad assimilarne il ritmo. Come può cambiare tutto il ritmo! una combinazione diversa di luoghi e di tempi – di parole – e del loro modo di relazionarsi, può farti vivere una vita diversa…
Ma non divaghiamo. L’oggetto del post, è come desumi dal titolo, una delle possibili prossime letture. Guarda un pò ho scoperto che ha ispirato la serie tv più famosa, quella che tanto ti piace e che per me è come un treno che ormai è partito. Forse la vedrò quando sarà vintage. Per adesso mi accontento del libro che l’ha ispirata.

Delle parole di cui è fatta una città

Non posso smettere di leggere Borges, sta diventando un’ossessione che non mi lascia dormire, vedo i suoi occhi vecchi e cechi che guardano Buenos Aires, e amo quella Buenos Aires – quella tan eterna como el agua y al aire, quella a cui dirà: eres mi vaga suerte, esas cosas que la muerte apaga, assieme a tante altre cose.
Ecco forse non volevo scrivere, bensì copiare. E dunque copio la quartina di Lainez che si intitola A un giovane scrittore:
E’ inutile che coltivi
l’idea di progredire
perchè anche se scrivessi una marea
l’ha già scritta Borges.
Poi una goccia, di questa marea, dall’incipit de Las ruinas circulares, in cui il protagonista è la mancanza di testimoni, di contaminazioni greche e di lebbra:
Nadie lo vio desembarcar en la unánime noche, nadie vio la canoa de bambú sumiéndose en el fango sagrado, pero a los pocos días nadie ignoraba que el hombre taciturno venía del Sur y que su patria era una de las infinitas aldeas que están aguas arriba, en el flanco violento de la montaña, donde el idioma zend no está contaminado de griego y donde es infrecuente la lepra.
E infine un verso di Corneille, di cui al nostro piaceva l’ossimoro: l’oscuro chiarore che cade dalle stelle. Mi ricorda quella cosa di Buenos Aires, quella che sì amo por encima de todas, lo skyline, con le sue mille lucine morenti che racchiudono vite, pene e destini, e tutte le altre cose di cui è fatta l’esistenza.
Mi emoziona quello dalla casita di Rivadavia, perchè la mia stanza, luce tra mille, racchiudeva l’esistenza di un amore sofferto e sconfinato. E’ bellissimo e mi lascia senza parole.3685279740_76148ebcc6_o

 (grazie a Alberto Manguel e alla sua buona memoria)

L’europeo e l’argentino

El mundo, para el europeo, es un cosmos, en el que cada cual íntimamente corresponde a la función que ejerce; para el argentino, es un caos. El europeo y el americano del Norte juzgan que ha de ser bueno un libro que ha merecido un premio cualquiera, el argentino admite la posibilidad de que no sea malo, a pesar del premio. En general, el argentino descree de las circunstancias.

Jorge Luis Borges
Nuestro pobre individualismo
En Otras Inquisiciones (1946)

Della sua e della mia speranza

Aquí no se ha engendrado ninguna idea que se parezca a mi Buenos Aires, a este mi Buenos Aires innumerable que es cariño de árboles en Belgrano y dulzura larga en Almagro y desganada sorna orillera en Palermo y mucho cielo en Villa Ortúzar y procedería taciturna en las Cinco Esquinas y querencia de ponientes en Villa Urquiza y redondel de pampa en Saavedra. (…) Ya Buenos Aires, más que una ciudá, es un país y hay que encontrarle la poesía y la música y la pintura y la religión y la metafísica que con su grandeza se avienen. Ese es el tamaño de mi esperanza, que a todos nos invita a ser dioses y a trabajar en su encarnación.

Jorge Luis Borges
El tamaño de mi esperanza (1926)

Oops!era dell’arbitro

Pobre referi, se ve que daba la ventaja a un equipo y los del contrario se vengaron jeje…

Il Pianoforte

Sarebbe stata benissimo in Pianoforte a Vienna. E invece chissà in quale luogo la ascolteremo commossi.

Lezione di populismo

Senza Parole
(Grazie a Tanoka)

Desmedida Plegaria, ovvero breve storia della nascita di una poesia

Che bello sentir cantare Fabrizio in castellano la sua Smisurata Preghiera. Poi scopro che quella stessa canzone era già una trasposizione dei versi della Summa di Maqroll del poeta colombiano Álvaro Mutis, poi riportata in spagnolo da De Andrè con l’aiuto dell’argentino naturalizzato italiano Luis Bacalov (già arrangiatore, tra le altre, de Il ballo del mattone) per fare da colonna sonora al film del colombiano Sergio Cabrera Ilona llega con la lluvia, trasposizione cinematografica della novella – pensa un pò – di Mutis, nella quale si raccontano le avventure di Maqroll el Gaviero.

Qui l’analisi appassionante di quel meraviglioso e intricato fenomeno poetico da cui è nato il famoso verso “per chi viaggia in direzione ostinata e contraria”. Prima però, la voce immortale di Fabrizio:

E il vento la sera la invita

Ti vorrei invitare una sera in una certa casetta, davanti ad una luna, ad una vallata, ad un mare e ad un fico. E vorrei, sfidando la tua noia, magari tra le fiamme che divorano le pareti della collina, e così, per smettere di sognare di essere altrove, vorrei suonarti questa canzone:

Una canzone che ho sentito nella doccia…

…mentre ti pensavo tanto tanto…

Ti amo tanto

Addio a Fernanda Pivano

Se ne è andata silenziosamente una grande giornalista, critica, scrittrice e traduttrice del Novecento.

Allora non lo sapevo, ma le parole – e senza dubbio anche un pò la letteratura – che lessi di Edgar Lee Master, Hemingway e  Bob Dylan erano, in realtà e in senso stretto, parole sue.

Memorabile la sua intervista a Jack Kerouac, e quando consegnò il premio Tenco a Fabrizio De Andrè, senza nascondere il grande amore che provava per la sua poesia:

update: bello questo passaggio della lettera che Hemingway le scrisse il 20 ottobre 1948:

“Ti ho trovato carina e bella e anche con una buona testa per pensare…se c’è un errore che fai, figlia, credo che sia, in letteratura, quello di accettare il combattimento con troppa facilità. Io non rispondo mai ad un attacco: non do risposta. Continuo a lavorare. Il lavoro è tutto. A volte, in letteratura, ci si arrabbia molto. Ma non rispondo mai, o meglio, ho imparato a non rispondere. Aspetto che muoiano, o abbiano torto, o tutte e due, o a volte li uccido in silenzio con una frase. Con affetto. Mr Papa”

Cumbia digital?

Forse sbaglio, ma a volte mi sembra che l’elettronica sia come un virus, che cerchi di infettare tutti i tipi di musica. Chiamatemi vecchio, ma io non ne sono per niente contento.

Ecco un esempio della nuova cumbia digital. Se ci tieni a saperlo, loro sono questi qui:

clarin cumbia digital

update: sociologicamente interessante questo passaggio del clarin:

La Cumbia digital, en cambio, es hija de: el dólar a 3,50; la creación de Palermo como una Europa de outlet para los que no viajan más; el boom turístico (en las fiestas Zizek se oye mucho inglés en la pista de baile); el descenso de la clase media, que empieza a acercarse a consumos de clases más bajas que antes (pasar del sushi al cebiche); la computadora como instrumento de comunicación, producción y consumo de música, y el agotamiento de recursos estilísticos en la música electrónica europea y norteamericana. Esta empezó a buscar ritmos más originales fuera de su territorio (el dj yanqui Diplo es el “Colón de los Beats”: puso de moda el funk de favela). O sea, es por contexto (no por ideas, ojo) “K”: “Kumbia Digital”.

Un sauro imperiale alla cipollata

A quanto pare le ricette di Montalbano costituiscono un prolifico filone editoriale.  Quale tra questi ti sembra il migliore per la mensola della tua cucina: Nivuro di siccia, I segreti della tavola o Le golosità del commissario?

Io propendo per il primo. Intanto, puoi consultare le ricette vigatesi del Camilleri Fans Club. Nell’attesa della nostra prossima cenetta.

Pratica Forense, anche detta Sfruttamento

Dopo aver letto questo articolo, mi chiedo, nell’ordine:

ma chi me l’ha fatta fare?

ma chi me la fa fare?

ma ce la posso fare?

ma non è meglio provare a fare altro?

Dalla padella alla brace

Il Blog di Saramago è davvero interessante. Perciò ho deciso si inserirlo qui nel nostro blogroll, nella versione ufficiale in spagnolo e in quella apocrifa in italiano.

Oggi per esempio mi ha permesso di scoprire il detto “Salir de Guatemala para entrar en Guatepeor”, oltre ai fatti di corruzione e repressione che stanno avvenendo nel paese. Cabe decir che, nonostante ogni luogo sia intimamente diverso dall’altro, la storia si prende il lusso di ripetersi uguale e costante, con poche significative variazioni – a volte davvero limitate ai nomi dei protagonisti.

Il primissimo post, un vecchio articolo su Lisbona, mi ha ricodato che io, a differenza di lui, non ho ancora trovato una città da amare por encima de todas la cosas. E chissà se mai la troverò, se pure il problema fosse solo quello di dover cercare sulla carta geografica, e non su quella dei sentimenti – lì dove c’è qualcuno che immagino un giorno risolverà l’arcano, sollevandomi dalla scelta.

Poi, parlando di Jean Giono, mi ha fatto venire in mente una cosa che ogni tanto mi passa per la testa in forma di vago quanto irrealizzato proposito, e che da sempre mi sembra meravigliosa: piantare alberi.

Afterwork

Prevedo umide noches de miedo